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Ricettari e farmacopee

Lo speziale, nel tentativo di elevare il suo mestiere a rango di professione, conseguì pian piano la cultura necessaria procurandosi un folto numero di opere di materia medica (farmacopee e manuali medico-pratici). Farmacopee e ricettari erano i ferri del mestiere dello speziale:

  • Le farmacopee ufficiali erano indispensabili per adeguare l'esercizio dell'arte farmaceutica alle norme statali.
  • La farmacopee private fornivano una visione più globale e moderna nell'allestimento dei farmaci.
  • Gli erbari servivano al farmacista per approfondire la sua conoscenza sui medicamenti "semplici".
  • Le opere di materia medica erano utili ad accrescere la cultura generale in campo medico-farmaceutico.
  • I ricettari erano compilati dal farmacista stesso o da altri farmacisti ed erano il frutto della loro esperienza di preparatori.

antico volume materia farmaceuticaLa curiosità culturale del farmacista ottocentesco spaziava a tutto campo nel mondo dei rimedi medicamentosi e della cultura medica generale.

Ogni farmacista aveva in dotazione un suo ricettario personale, nel quale raccoglieva le ricette frutto della sua esperienza quotidiana nel preparare i medicamenti su ricetta magistrale.

Con l’avvento della stampa, in tutta Europa cominciano a comparire le Farmacopee Ufficiali e nel XIX secolo quasi tutti gli stati europei avevano già le loro farmacopee nazionali.
In Italia però si verificò un fenomeno assai curioso: ogni stato o staterello pubblicava la propria Farmacopea Ufficiale.

 Il farmacista ottocentesco dunque, oltre alla farmacopea ufficiale del suo stato, consultava spesso le farmacopee ufficiali di altri stati europei.

Farmacia chirurgica di Plenck
Le Farmacopee Ufficiali, per una comprensibile questione giuridica, non sfioravano minimamente l'aspetto terapeutico e si occupavano solo di quello formulativo.

Quelle private, invece, poiché erano meno soggette alle limitazioni legislative e di conseguenza più vicine alle esigenze pratiche dello speziale, finirono col tempo per diventare degli autentici manuali di uso pratico e di facile consultazione, capaci di fornire una gran quantità di notizie relative ad ogni singolo farmaco e ad ogni preparazione farmaceutica.

In quel tempo circolavano per le spezierie anche le celebri "Osservationi " di Girolamo Calestani (Osservationi Di Girolamo Calestani parmigiano nel comporre gli antidoti).
 Come scrive lo stesso autore, in quest'opera "Si insegna con ogni facilità tutto ciò che fa di bisogno ad Osservationi Girolamo Calestaniogni diligente speziale e ad una ben ordinata speciaria".
Il Calestani si sbizzarrisce, forse con eccessivo zelo, nella descrizione di un lungo elenco di curiose droghe animali, ma riesce a dare una visione alquanto reale del mestiere dello speziale. Mestiere che consisteva nel procurarsi i medicamenti, nell'accertarsi della loro identità, nel purificarli ed essiccarli per poi riporli in ordine alfabetico negli appositi vasi.
 
Un’opera decisamente utile agli speziali che si stavano affacciando al mondo della farmacologia sperimentale, e che non poteva mancare nella biblioteca del farmacista ottocentesco, era la monumentale Pharmacopée Universelle uscita a Parigi nel 1697.

Altra opera utile al farmacista desideroso di accrescere la sua cultura farmaceutica era la Farmacopea Regia (Pharmacopoea Regia Chymica) del medico francese Mosis Charas.

volume summa plantarumL'arrivo dei Francesi in Italia, nel 1796, segnò una svolta anche nelle cose di scienza specialmente nell'area settentrionale, dove già molti intellettuali illuminati si erano resi portatori di una concezione progressista del sapere scientifico. 

Circolavano una quantità di Farmacopee europee ottocentesche, evidentemente provenienti da chi ne faceva uso nelle proprie farmacie, che rispecchiano in modo rilevante questo nuovo orientamento della professione farmaceutica anche in Italia.

Giovanni Ruspini, farmacista di Bergamo e spirito ecclettico, fu anch’egli una sorta di antesignano della farmacopea moderna e fu molto consultato dai farmacisti dell’800.

Un autentico ferro del mestiere per il farmacista di fine ‘800 e inizi ‘900 era il cosiddetto Medicamenta. una sorta di enciclopedia di sostanze e principi attivi farmaceutici.

volume De Materia Medica di DioscorideLa tradizione farmaceutica – si sa – è collegata ai semplici e i semplici sono necessariamente legati al De Materia Medica di Dioscoride che non poteva certo mancare nella biblioteca del farmacista ottocentesco. Il lavoro di Dioscoride era spesso presente nelle farmacie anche sotto forma di erbari manoscritti compilati per lo più da mani anonime.

Molto consultato era anche il famoso Dizionario delle Droghe Semplici di Nicolò Lemery.

La botanica farmaceutica divenne una vera e propria scienza, vivace e dinamica, oggetto di continue verifiche e accese discussioni tra i vari scienziati. Una scienza che ben presto venne supportata dagli orti botanici che via via stavano sorgendo in tutta Italia e incoraggiata da cattedre universitarie di grande prestigio. Frequente era la presenza nella biblioteca del farmacista della monumentale opera di Carlo Linneo e altre opere dello stesso genere.