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Ceramiche da spezieria: dalla necessità del passato al collezionismo di oggi, di Giuliana Gardelli

Apothecary ceramic pottery: from past needs to present collectionism, by Giuliana Gardelli

​Lo scritto prende in esame vari problemi inerenti le ceramiche da farmacia nel Rinascimento quando esse erano una vera necessità per i medicamenti. Si esamina in primis il problema delle scritte, dai bellissimi caratteri gotici alla più semplice ma elegante capitale maiuscola quadrata. Uno dei più difficili problemi da risolvere, o almeno da chiarire, riguarda il rapporto fra il farmaco ed il suo contenitore. Infatti in tutti i documenti fino ad ora individuati negli archivi storici, manca, sia nelle pagine dei notai sia nelle ordinazioni dei committenti, qualsiasi indicazione su come foggiare i vasi, in rapporto alla necessità di introdurre farmaci, assai diversi fra loro.
Spesso appaiono stemmi, emblemi di casato o di farmacia: essi possono molto aiutare per l’individuazione della bottega farmaceutica e soprattutto della città dove si trovava la farmacia. Tuttavia la domanda fondamentale riguarda quando avvenne il passaggio dalla necessità d’uso al collezionismo. Mentre in tutta Italia fu durante il Gran Tour nel tardo Ottocento che si sviluppò una vera corsa all’acquisto delle opere d’arte italiane, Roccavaldina ci offre il caso più antico, che risale addirittura al 1690, ma per nostra fortuna, questa straordinaria collezione di oltre 200 vasi urbinati del Cinquecento è oggi quasi integra ed ancora in situ come “Museo-Farmacia” nella cittadina che dall’alto domina Messina. Se ne possono quindi ammirare le varie tipologie artistiche ivi espresse.

​​This paper tries to clarify some issues concerning the ceramic pottery of Renaissance pharmacies when  it was necessary to drugs’ storage. The first issue concerns the inscriptions, from the wonderful gothic typeface to the simpler but elegant square capital letter.
Another problem is the relationship of the drug with its container. As a matter of fact no one document preserved in the historical archives mentions how to make vases according to the very different drugs they were bound to contain. Arms or family emblems are frequent: they can help to identify the chemist shop and the town where it was located. Yet the question remains as to when the change from user needs to collectionism took place. As in Italy a real rush to buying artworks developed in the late XIX century Grand Tour, Roccavaldina offers the most ancient whole collection of more than 200 vases from Urbino dating back to 1690. This extraordinary collection is still in situ as “Pharmacy-Museum” in the small town dominating Messina from above. The different artistic typologies can therefore be admired. ​



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